Il gruppo elettrogeno è una macchina costituita da un motore a scoppio e da un generatore elettrico, un alternatore che, girando, genera la corrente elettrica. L’energia termica viene convertita in energia meccanica, la quale a sua volta viene convertita in energia elettrica. Esistono i gruppi elettrogeni marini, usati sulle barche piccole e grandi, e quelli terrestri: bisogna poi distinguere fra il gruppo a servizio continuo, usato nei cantieri in maniera costante, e quello d’emergenza, usato negli ospedali e in altre strutture. Prima di installare un gruppo elettrogeno in casa, è bene conoscere nel dettaglio la normativa in materia.
Lo scopo di un gruppo elettrogeno è quello di fornire energia elettrica in caso di interruzione dell’energia “pubblica”. Ecco perché è utile avere un gruppo elettrogeno casalingo: qualora mancasse l’elettricità, dispositivi “delicati” come frigoriferi e computer non risentirebbero di problemi. Può essere quindi interessante capire come costruirne uno: in questo post ci concentreremo su come costruire il gruppo di continuità, un tipo particolare di gruppo elettrogeno, detto “statico” perché privo di parti in movimento.
Una prima, fondamentale avvertenza
Un’avvertenza prima di passare alla descrizione delle varie fasi di costruzione: ricordiamoci che stiamo parlando di elettricità, e con l’elettricità non si scherza. Per evitare qualsiasi rischio, fatevi aiutare da un bravo elettricista durante tutto il procedimento: non fate nulla da soli, soprattutto se non avete alcuna esperienza in elettrotecnica.
Come costruire un gruppo elettrogeno statico (gruppo di continuità)
Come già accennato, un gruppo di continuità (detto UPS, Uninterruptible Power Supply) è un tipo particolare di gruppo elettrogeno, senza parti in movimento, ideale per l’uso domestico, per evitare che sbalzi e “cadute” di tensione danneggino i vostri elettrodomestici. Vediamo quali componenti scegliere e i passaggi da seguire per costruirne uno:
Scegliamo la batteria, l’inverter e l’alimentatore
Le batterie più usate per i gruppi di continuità sono quelle al piombo acido (SLA): sono economiche e hanno un’alta capacità. Meglio evitare di usare batterie di auto o marine. Le batterie devono essere deep-cycle, ovvero devono fornire una tensione costante. Solitamente, le batterie vengono vendute da 6V o 12V. Per l’utilizzo casalingo, 12V dovrebbero essere sufficienti.
Ora dobbiamo scegliere l‘inverter in base al voltaggio necessario: il più comune è quello da 12V. L’ideale è comprarne uno abbastanza potente da gestire più corrente elettrica di quella necessaria, magari con un relè di trasferimento. Servirà inoltre un alimentatore elettrico a 12V.
Costruiamo il nostro gruppo di continuità
Prima di cominciare a collegare i vari componenti, è bene munirsi di protezioni per le mani, gli occhi e la faccia: dei guanti in lattice, ad esempio, ma anche un paio di occhiali protettivi. Inoltre, toglietevi orologi, gioielli e altri oggetti di metallo. Indossiamo delle scarpe. Ricordate: la prudenza è fondamentale.
Prese le dovute precauzioni, possiamo procedere. Innanzi tutto, accertiamoci di avere a disposizione tutto il materiale che ci serve: cavi elettrici, nastro isolante, forbici plastificate, pinze, e di avere a fianco un esperto in materia!
Per prima cosa, colleghiamo i cavi dell’alimentatore alla batteria con le polarità al posto giusto. Ora diamo il via al caricamento: colleghiamo l’alimentatore alla presa e accendiamolo. Assicuriamoci che l’inverter sia spento. La tensione durante la fase di ricarica non deve MAI superare i 14,4V: l’elettrolisi dell’acqua, altrimenti, provocherà un’esplosione.
Continuiamo col test dell’inverter (collegando i fili e testando l’uscita di una tensione costante, controllando che non ci siano anomalie o fumo e fiamme) . Successivamente, possiamo caricare la batteria tutta la notte, con l’inverter acceso.
Decidiamo poi dove alloggiare i componenti: un bel contenitore largo è la scelta migliore, perché l’alimentatore e l’inverter non devono essere vicini alla batteria (è necessaria, inoltre, una buona ventilazione). Ora possiamo connettere i cavi tra la batteria e i dispositivi che vogliamo collegare: non dimentichiamo messa a terra, fase e neutro e di isolare tutti i fili (che non devono venire a contatto fra loro) con il nastro isolante. I cavi, inoltre, devono essere corti. Attenzione alla sicurezza, sempre! Non dimentichiamo che l’output di AC dell’inverter è del tutto simile alla tensione di rete: facciamo MOLTA attenzione.
Prima di lasciarvi, vi ricordiamo ancora di procedere con questa guida SOLO con l’aiuto di un’elettricista esperto. Lo sappiamo tutti: l’elettricità è pericolosa, molto pericolosa. Evitiamo qualsiasi rischio.