Le pile sono considerate rifiuti speciali: è importante smaltirle correttamente. Buttarle nel secco indifferenziato significa inquinare l’ambiente: le sostanze di cui sono composte sono pericolose per la salute umana e perciò la legge prevede una raccolta separata con trattamenti specifici di riciclaggio, recupero e smaltimento.
Vediamo ora di scoprire come smaltire le pile e cosa dice la legge nello specifico.
Cosa si intende con “pila?”
Con il termine pila si intende una fonte di energia elettrica ottenuta attraverso la trasformazione di energia chimica. Il termine comprende le batterie primarie (pile non ricaricabili), ossia le zinco-carbone, le alcalino-manganese, le batterie al litio e a zinco e le ossido d’argento, e le batterie secondarie (accumulatori), come le batterie al piombo usate per auto e camion, le batterie al nichel-cadmio, al nichel-idruro metallico, a ioni e a polimeri di litio (per esempio, quelle degli smartphone).
Le pile sono altamente inquinanti perché contengono metalli pesanti come piombo, cadmio, cromo e mercurio: quest’ultimo elemento in particolare ad essere pericoloso (anche se è presente in quantità minime), perché basta un solo grammo per inquinare ben 1000 litri d’acqua. Piombo e acido solforico, ugualmente, rappresentano un serio pericolo per l’ambiente: una sola pila è in grado di inquinare 40 litri d’acqua per cinquant’anni. Di qui la necessità di una raccolta ad hoc per questo tipo di materiali.
Come si smaltiscono le pile
Come già accennato, le pile non vanno assolutamente buttate fra i rifiuti urbani, ma vanno riciclate a parte. Per quanto riguarda le batterie primarie, esistono punti di raccolta in tutte le città nei pressi di centri commerciali, attività commerciali, tabacchi, oppure possiamo consegnarle in un negozio autorizzato alla raccolta.
Una terza opzione è rappresentata dall’isola ecologica, dove possiamo portare le nostre pile usate.
Allo smaltimento delle batterie dell’auto, invece, ci penseranno i concessionari e le officine meccaniche a cui ci rivolgeremo per la sostituzione.
Fare la raccolta differenziata delle pile permette di recuperare i metalli pesanti e riutilizzarli: ecco perché è così importante il corretto smaltimento. Se abbiamo qualche dubbio o non sappiamo dove portare le nostre pile, possiamo chiedere informazioni al comune dove viviamo.
Cosa dice la legge: il D.Lgs 188/08
Il Decreto Legislativo 188 del 20 novembre 2008, “Attuazione della normativa 2006/66/CE concernente pile, accumulatori e relativi rifiuti”, dà ai produttori la responsabilità della gestione dei sistemi di raccolta, anche organizzandosi in consorzi, ma attribuisce un ruolo fondamentale anche agli Enti (vedi i centri di raccolta comunali) e ai cittadini, che sono obbligati per legge al corretto smaltimento.
È responsabilità dei produttori mettere sul mercato pile con al massimo lo 0,0005% di mercurio o più dello 0,002% di cadmio; inoltre, devono produrre dispositivi in cui pile e accumulatori siano facili da rimuovere.
Compito dei produttori è anche quello di informare adeguatamente il consumatore sugli effetti nocivi delle sostanze contenute nelle pile, sull’obbligo di raccoglierle separatamente e sulle modalità di trattamento di questi rifiuti.
Il decreto prevede che entro il 2016 si raggiunga il 45% di raccolta di pile e accumulatori immessi sul mercato: tutti noi possiamo dare una mano a raggiungere questo importante obiettivo.
Acquistare pile ricaricabili
Oggi le pile sono fatte per avere una durata sempre maggiore, anche per evitare un eccessivo utilizzo che rende lo smaltimento sempre più complesso. Per evitare di dover buttare le pile troppo spesso, è possibile utilizzare inoltre batterie ricaricabili: sul nostro sito è possibile acquistarle assieme a tutti gli accessori annessi.