Molti di voi saranno perplessi di fronte a questa notizia, ma è così: la lampadina a incandescenza, “fuorilegge” ormai da diversi anni dopo il decreto dell’Unione Europea, torna ufficialmente sul mercato. Ciò è dovuto alla ricerca di un gruppo di studiosi che ha promesso di darle nuova vita e renderla competitiva contro le lampadine a risparmio energetico che l’hanno sostituita negli scorsi anni.
Che cosa sono le lampadine a incandescenza
Sono le classiche lampadine che nei decenni passati hanno illuminato le nostre case, per poi essere tolte dal mercato, ma come funzionano? Il principio di funzionamento di queste, purtroppo, obsolete lampadine è quello dell’irraggiamento di fotoni, generato mediante il surriscaldamento di un filamento metallico, solitamente in tungsteno. Questo filamento è contenuto all’interno del bulbo di vetro che tutti conosciamo e, nelle lampadine più moderne, all’interno del bulbo viene inserita una “dose” di gas inerte Argon, che abbatte i pericoli di implosione della lampadine e rallenta l’azione di consumo dei fotoni sul vetro e sul filamento. Il filamento si surriscalda talmente tanto (infatti le temperature che raggiunge sono incredibilmente alte) da illuminarsi e fornire luce a tutta la stanza: il fenomeno è detto effetto Joule.
Il divieto di produzione in Europa
È ormai dal “lontano” 2012 che la produzione di queste lampadine presso aziende che operano nell’Unione Europea è completamente vietata, come vietata è la vendita delle stesse all’interno dei magazzini, anche se viene fatta eccezione per quello che riguarda le lampadine a incandescenza all’interno degli elettrodomestici, vendute come pezzi di ricambio e quindi autorizzate dall’UE. Anche sul sito di Punto Luce potrete trovare ancora lampadine ad incandescenza, ma solo per scopi speciali; per il normale uso, potete trovare i giusti sostituti tra le lampadine alogene.
Ciò che ha portato al divieto di vendita e produzione di queste lampadine sono i risultati estremamente bassi del suo rendimento: di tutta l’energia elettrica che assorbe la lampadina, soltanto il 10% di questa viene trasformata in luce, mentre quel restante e abbondante 90% viene trasformato in calore e disperso. Sia il passaggio di corrente in esso sia l’estrema temperatura a cui viene sottoposto consumano irrimediabilmente il filamento di tungsteno. L’aspettativa di “vita” media di un filamento di tungsteno è di 1000 ore, ma un’accensione prolungata della lampadina può diminuire drasticamente questa durata.
La nuova vita della lampadina a incandescenza
Visto che il problema principale della lampadina a incandescenza è la dissipazione dell’elettricità sotto forma di calore all’interno del bulbo, un team di ricerca ha sviluppato un rivestimento per il bulbo stesso che permette alla lampadina di recuperare il calore disperso. Questa tecnologia, a cui è stato dato il nome di recycling light, è stata pensata in modo da far sì che il calore perso “rimbalzi” sul vetro della lampadina e torni sul filamento di tungsteno, in modo da permettergli di utilizzare questo calore per produrre più luce. Tutti i test e gli esperimenti condotti in laboratorio hanno evidenziato un resa pari a quella delle lampadine a basso costo e a basso consumo, ma i ricercatori sono convinti di poter addirittura superare l’efficienza delle lampadine moderne.