Quando si parla di tensione e di elettricità, si deve fare un po’ di chiarezza su diversi punti, tutti molto utili al fine di capire di cosa si sta parlando e quali sono le differenze tra bassa, media e alta tensione.
Si deve, innanzitutto, chiarire che l’energia elettrica è prodotta in quelle che sono le tante centrali che si trovano su tutto il territorio italiano. Dopo questo primo passaggio, poi, la corrente viene trasportata in ciascuna delle nostre case e questo avviene grazie alla rete elettrica, che è alimentata da corrente alternata, alla frequenza di 50 Hz.
La rete elettrica italiana consta di diverse stazioni elettriche di trasformazione e di linee, o elettrodotti, che, in base alla tensione di esercizio, si distinguono in diverse categorie:
- Altissima tensione (AAT): superiore a 150 kV
- Alta tensione (AT): tra 30 e 150 kV
- Media tensione (MT): tra 1 e 30 kV
- Bassa tensione (BT): inferiore a 1 kV
Prima di entrare nel dettaglio di quelle che sono le differenze sostanziali, parliamo di tensione nominale, altro termine molto utilizzato ma poco conosciuto.
Tensione nominale: cos’è?
Volendo dare una definizione piuttosto semplice, dobbiamo dire che si parla di tensione nominale per indicare quello che è il voltaggio che è stato usato per la progettazione dell’impianto elettrico. Questo significa che tensione nominale e tensione effettiva possono anche differire, dato che quest’ultima può subire varie oscillazioni dovute a cause passeggere e, quindi, può talvolta differire dalla tensione nominale. Attenzione, però: si deve altresì ricordare che ci sono dei limiti di legge che non possono essere superati.
Volendo entrare ancora di più nel merito del discorso, possiamo anche dire che la tensione nominale si utilizza al fine di andare a classificare quelli che sono gli impianti elettrici che, come detto in precedenza, possono essere di bassa tensione, media tensione o alta tensione. Gli impianti elettrici diffusi nelle nostre case rientrano in quelli di bassa tensione e hanno un Voltaggio compreso fra i 50 e i 1.000 V.
Bassa, media, alta tensione: per cosa vengono utilizzate?
Come abbiamo appena detto, gli impianti che ci sono nelle nostre case sono a bassa tensione. Un voltaggio compreso tra i 50 e i 1000 V, infatti, è più che sufficiente per quelle che sono le necessità quotidiane di una casa e, pertanto, non si ha bisogno di nulla di più. La bassa tensione, inoltre, viene utilizzata anche per alcuni tipi di illuminazione pubblica,
A questo punto, quindi, rimane da vedere a cosa servono, invece, la media e l’alta tensione, dato che sono altre due tipologie di impianti esistenti. Possiamo dire che la media tensione serve proprio per l’illuminazione pubblica e per altri usi, mentre l’alta tensione per tutti quegli utilizzi che necessitano di un voltaggio alquanto elevato.
La normativa in merito
Analizzando un impianto elettrico casalingo, dobbiamo dire che questo ha una tensione nominale di 220 V. In quanto tale, viene assoggettato alla norma CE-I 64-8, che regola tutti quelli che sono gli impianti al di sotto dei 1.000 V in corrente alternata.
In base a questa norma, la tensione reale non deve essere mai superiore o inferiore del 10 % rispetto alla tensione nominale e questo per far funzionare al meglio l’impianto. Inoltre, nella norma vengono specificati anche 3 livelli di fruibilità di un impianto elettrico a bassa o bassissima tensione. C’è livello 1 che indica quelli che sono gli standard minimi sotto i quali non è possibile scendere e il livello 3 che, invece, regolamenta gli impianti con dotazioni più sofisticate.