Quando si parla di videosorveglianza in azienda, non ci si può esimere dal fare attenzione a tutte quelle che sono le normative in merito, al fine di non andare a intaccare quella che è la privacy dei singoli soggetti che lavorano nella stessa. Proprio per questo motivo, quindi, risulta importante sapere perfettamente quali sono le norme da rispettare, in modo tale da evitare qualsiasi tipo di problema.
Videosorveglianza aziendale: la normativa
In moltissime aziende esistono dei sistemi di videosorveglianza, che servono per proteggere la stessa. Si tratta, quindi, di uno strumento di fondamentale importanza che, però, non può travalicare alcuni confini, andando a violare la privacy dei lavoratori. Vediamo, quindi, quali sono le norme in tema di videosorveglianza.
Si deve iniziare facendo riferimento a quello che è l’art. 4 dello Statuto dei Lavoratori (Legge n. 300/70), che è la pietra portante di tutto il sistema. Iniziamo con il dire, quindi, che suddetta legge è molto netta nel vietare l’utilizzo di impianti di videosorveglianza per finalità di controllo a distanza dell’attività dei lavoratori. Non lo si può fare proprio perché è una violazione della privacy e, in quanto tale, va sanzionata qualora si andasse a verificare un caso simile.
Pertanto, possiamo dire che questo tipo di impianti è utilizzabile solo ed esclusivamente per andare a garantire la sicurezza dell’attività in questione. Tali impianti, quindi, devono assicurare l’integrità aziendale sia a livello dei dipendenti che dei clienti che accedono nella stessa.
Una funzione di controllo sì, ma senza violazioni della privacy!
Prerequisiti essenziali
Va anche sottolineato che, prima di installare un impianto di videosorveglianza, è importante chiedere, preventivamente, un accordo con le rappresentanze sindacali aziendali o, in mancanza, con la Direzione Provinciale del Lavoro competente per territorio. Va quindi inoltrata una dettagliata istanza per il rilascio dell’autorizzazione, che non può non esserci dato che, come detto, si tratta di qualcosa che potrebbe andare a ledere la privacy di chi lavora.
Nel dettaglio, si deve sottolineare che, nell’istanza di rilascio autorizzazione devono comparire quelle che sono le motivazioni dell’installazione, nonché le caratteristiche e le finalità dell’impianto stesso. Dal punto di vista procedurale, quindi, la domanda deve essere presentata con marca da bollo annessa, nonché con una copia dell’informativa così come è stata preventivamente consegnata ai dipendenti, che devono averla sottoscritta; con documentazione tecnica dell’impianto nonché una triplice copia della planimetria dei locali. Questo è un documento molto importante, perché si devono specificare le posizioni delle telecamere rispetto a quella dei lavoratori, sottolineando anche quelli che sono i raggi di azione delle camere stesse. Come detto, il tutto deve essere accompagnato da marca da bollo per essere valido.
Per avere l’autorizzazione si deve procedere in questo modo: la Direzione Prov.le del Lavoro riceve la richiesta e manda un ispettore a fare un sopralluogo in azienda. Quest’ultimo ha il compito di visionare la planimetria, osservare i punti di installazione delle telecamere, parlare coi dipendenti e il titolare e solo dopo può rilasciare l’autorizzazione di cui sopra.
Cosa è illegale
Si deve ricordare che non possono essere considerati validi quegli impianti il cui campo di azione comprende:
– luoghi riservati esclusivamente ai lavoratori, o anche luoghi che non sono destinati al lavoro, come bagni, spogliatoi, locali per le pause ecc.
– locali in cui sia posizionato il sistema di rilevazione delle presenze.