Buona parte della bellezza di una fotografia dipende da quello che avviene dopo lo scatto, dallo sviluppo alla stampa. Per questo motivo ogni amatore dovrebbe arrivare a capire come gestire l’intero processo che conduce alla stampa finale.
Questo è particolarmente vero per le stampe in bianco e nero, che hanno un processo di lavorazione più semplice e costi più contenuti. La stampa a colori invece necessita di controlli più delicati su alcune variabili e ha costi superiori se fatta in proprio, rispetto a quella che potrebbe essere fatta in laboratorio.
Oggi è possibile allestire una camera oscura per lo sviluppo e la stampa delle fotografie in modo molto più economico di un tempo.
Un elemento fondamentale della camera oscura sono le lampade, ma quali scegliere?
La luce rossa nelle camere oscure
La luce è fondamentale nella camera oscura, per poter controllare i propri movimenti. L’importante è che la lunghezza d’onda non impressioni la carta.
Di solito sulle carte sono indicate le tipologie di luci che sono tollerate ma in genere si sceglie una luce rossa, per essere più sicuri, anche se si consiglia di osservare almeno una distanza di lavoro di 1.50 metri dalla carta.
In commercio esistono lampade a schermo rosso dedicate esclusivamente alla camera oscura, ma anche lampade che possono essere montate su qualunque attacco standard. Per sicurezza è sempre meglio scegliere materiali dedicati all’uso fotografico, poiché eventuali danni si possono notare solo quando la carta è già velata.
È consigliato attrezzare la lampada con un interruttore, per poterla accendere e spegnere all’occorrenza.
Questi accorgimenti valgono comunque solo per la stampa in bianco e nero, che non è sensibile a tutte le lunghezze d’onda e quindi a tutti i colori, perché la stampa a colori deve essere fatta nel buio totale.
Camera oscura: cosa altro serve
La lampada rossa non è ovviamente l’unico elemento necessario ad allestire una camera oscura. Del materiale occorrente fa parte:
- la tank, cioè un contenitore in cui la pellicola può entrare a contatto con gli agenti chimici che ne consentono sviluppo e fissaggio; la tank si distingue in base al tipo di pellicole utilizzate, se in rullo oppure piane e può contenere anche più spirali, così da poter trattare più pellicole contemporaneamente;
- la changing bag, cioè una sacca di telo a tenuta di luce, in cui è possibile inserire le mani e i componenti necessari allo sviluppo delle foto, nel caso in cui non si disponga di una stanza buia per lo sviluppo;
- il termometro, che serve a controllare tutte le fasi dello sviluppo e della stampa, che devono svolgersi a temperature controllate; il termometro deve verificare anche gli scarti di temperatura minori ed avere una sonda per entrare in bottiglie e tank;
- il timer, che è indispensabile per calcolare i tempi di trattamento di negativi e stampe, i quali, se mal calcolati, possono comportare effetti indesiderati sul negativo;
- una lastra spessa di vetro;
- caraffe e misurini, che sono importanti per il dosaggio e la miscelazione dei prodotti chimici necessari;
- bottiglie, necessarie a conservare i prodotti al riparo dalla luce;
- l’ingranditore, che è fondamentale al processo di produzione della fotografia, da scegliere in base al formato della pellicola che si vuole stampare e alla testa, a colori o bianconero, in base alla stampa da realizzare;
- i filtri, generalmente multigrad, che servono a creare il contrasto desiderato;
- bacinelle e pinze, che sono necessari per i bagni chimici delle pellicole; le bacinelle, in materiale plastico, dovranno essere almeno tre, per i passaggi principali, mentre le pinze, che servono a spostare la carta tra le varie bacinelle, possono essere di legno, metallo e plastica;
- il focometro che serve a mettere a fuoco l’immagine prima dell’esposizione vera e propria;
- il marginatore, utile a incorniciare in modo preciso l’immagine sulla carta, lasciando i tradizionali bordini bianchi.