Forse non lo sapete, ma questa tipologia di interruttore è presente in tutte le nostre case: stiamo parlando di quelle componenti elettroniche note comunemente con il nome di “salvavita”, che si trovano sui vostri contatori. Andiamo insieme a vedere quali sono le diverse tipologie di interruttori differenziali e come funzionano.
Che cosa sono gli interruttori differenziali
Prima di tutto, vediamo nello specifico che cosa intendiamo per interruttore differenziale. Questa particolare tipologia di interruttore, che molto probabilmente vi sarà più familiare se la chiameremo col termine più comune con cui è noto, ossia “salvavita”, è un utilissimo e indispensabile dispositivo elettronico capace di aprire un circuito (e quindi interromperne la diffusione di elettricità) se esso rileva nel circuito stesso un contatto anomalo fase-terra oppure se rileva una particolare e irregolare dispersione di energia verso terra. Nonostante ciò, il dispositivo non è pensato per contrastare e ridurre i danni causati da cortocircuiti e cali di tensione causati da guasti di tipo “magnetotermico”. Nonostante ciò, esistono in commercio diversi modelli che offrono entrambe le tipologie di protezione.
Come funzionano gli interruttori differenziali
Ma, esattamente, come funziona un interruttore differenziale? Parlando in maniera del tutto “fisica”, il processo che sta alla base del funzionamento di questa tipologia di interruttore va ricercato nell’enunciato della prima legge di Kirchhoff, che attesta che la somma algebrica di tutte le energie entranti e uscenti in un determinato nodo debba essere necessariamente uguale a 0. Parlando invece in maniera più “meccanica”, il dispositivo semplicemente tiene costantemente sotto controllo il valore delle correnti in entrata e in uscita ai suoi morsetti e, in caso di valori anomali, esso interviene aprendo il circuito e interrompendo il flusso di energia per evitare cortocircuiti.
Le diverse tipologie di interruttori differenziali
Partendo dalla capacità degli interruttori differenziali di intervenire a seconda delle diverse tipologie di correnti differenziali che potrebbe causare un cortocircuito, sono state istituiti quattro denominazioni che indicano le quattro diverse tipologie di interruttori e su quali tipi di correnti vanno a operare meglio. Secondo queste normative, gli interruttori differenziali sono stati suddivisi in: interruttori di tipo AC, di tipo A, di tipo F e di tipo B.
La prima tipologia, ossia l’interruttore AC è molto efficace con le correnti alternate sinusoidali differenziali applicate in maniera improvvisa o crescente in maniera lenta all’intero sistema.
L’interruttore di tipologia A, invece, assicura estrema efficacia contro le correnti alternate sinusoidali differenziali e contro le correnti unidirezionali differenziali pulsanti applicate in maniera improvvisa o crescente al sistema.
La Tipologia F non differenzia molto dalla tipologia A, essendo anch’essa assicurata contro le correnti sinusoidali differenziali quanto contro quelle unidirezionali essendo, però, più efficaci contro quest’ultime rispetto all’interruttore di tipo A.
La Tipologia B, infinite, è strettamente legata all’intervento contro correnti continue o ad alta frequenza, legate a circuiti non lineari.