Tenere sotto controllo lo stato di salute di un impianto elettrico di una casa è fondamentale per evitare qualsiasi tipo di rischio per gli elettrodomestici e per le persone. Ecco perché le verifiche, insieme a una corretta manutenzione dell’impianto elettrico, non sono da trascurare.
Con il termine “verifica”, la norma Cei 64-8 intende l’insieme di quelle operazioni da fare per accertarsi che l’impianto risponda perfettamente a quanto stabilito dalle norme di legge. Si distingue dal collaudo, che riguarda la conformità al progetto dell’impianto elettrico, e dall’omologazione dell’impianto, rilasciata da un ente preposto.
Le verifiche iniziali
Prima di rilasciare la dichiarazione di conformità dell’impianto elettrico alle norme di legge, il professionista che si è occupato dell’installazione deve verificare la messa in funzione dell’impianto. Solo dopo essersi accertato dell’assenza di difetti e del buon funzionamento dell’impianto, il professionista può rilasciare la dichiarazione di conformità. Senza le verifiche iniziali, richieste esplicitamente dalla legge 46/90 e dal d.m. 37/2008 (che rende esplicita la verifica della funzionalità dell’impianto), la dichiarazione non tutela da eventuali incidenti o malfunzionamenti.
Le verifiche periodiche
Dopo le verifiche iniziali, abbiamo le verifiche periodiche: queste servono a valutare la condizione dell’impianto elettrico e scoprire eventuali deterioramenti o difetti dell’impianto, che possono mettere a rischio la sicurezza e il buon funzionamento di tutto il sistema elettrico.
Secondo la norma CEI 64-8, la verifica periodica di un impianto elettrico prevede due momenti: l’esame (o verifica) a vista e le prove.
Anche per la verifica periodica alla fine deve essere preparato un rapporto di verifica, un documento che indichi le parti dell’impianto revisionate e l’esito delle prove svolte.
L’esame a vista
Cominciamo con la prima fase, quello dell’esame a vista, che si divide in due tipi: l’esame a vista ordinario e l’esame a vista approfondito.
Durante l’esame a vista ordinario, bisogna assicurarsi che non ci siano difetti visibili a occhio nudo: un involucro rotto, l’assenza delle targhette identificative, un isolante non integro, un conduttore non ben fissato. Ogni parte dell’impianto elettrico dev’essere installata correttamente e i materiali devono essere nuovi di zecca.
L’esame a vista approfondito, invece, esige una maggior attenzione e l’uso di strumenti specifici per valutare, in modo attento, lo stato dell’impianto, le condizioni ambientali in cui è installato, l’uso (prolungato o meno) e la qualità dei materiali.
Le prove
Dopo l’esame a vista, le prove hanno lo scopo di verificare la conformità dell’impianto alla Norma CEI 64-8.
Le prove riguardano i conduttori di protezione, la resistenza all’isolamento (cioè che l’impianto non sia soggetto a dispersioni), la separazione elettrica SELV e PELV, i differenziali (da testare con uno strumento apposito che simula i guasti), la misura della resistenza di terra, per verificare che sia garantita l’interruzione automatica in caso di guasto e la verifica della caduta di tensione.
Per fare le prove, si deve contattare un professionista in grado di testare, con strumenti appositi (o con uno strumento multifunzione), l’affidabilità dell’impianto.
Impianti elettrici nei luoghi di lavoro: il DPR 462/01
Il DPR 462/01, entrato in vigore nel gennaio del 2002, obbliga tutti i datori di lavoro a fare verifiche periodiche e straordinarie per gli impianti elettrici di messa a terra, i dispositivi di protezione contro le “scariche” atmosfere (i fulmini) e degli impianti elettrici nei luoghi a rischio esplosione.
Il datore deve fare le verifiche ogni due anni in luoghi di lavoro con pericoloso di esplosione, nei cantieri, negli edifici in legno e nei luoghi a maggior rischio di incendio, ogni cinque anni negli altri casi.
Sono previste anche verifiche straordinarie nel caso in cui le verifiche periodiche abbiano riscontrato qualche problema grave, oppure in caso di modifica dell’impianto, o ancora su precisa richiesta del datore di lavoro.